L’Alleanza delle cooperative ha chiarito in effetti come delle 83mila imprese cooperative, il 72% è costituito da microimprese, e il 75% di esse é sotto la soglia minima di capitali prevista per le Srl (10mila euro).
D’altro canto, alcune stime delle stesse cooperative indicano il gettito per lo Stato in poche decine di milioni di euro: si parla di 60 milioni nell’ipotesi di un azzeramento totale – ma qui scatterebbero dubbi di incostituzionalità – dei benefici. L’intervento dovrebbe limitarsi a una riduzione, perciò, delle esenzioni e agevolazioni per le coop. L’emendamento governativo non è ancora definito ma si sta ragionando, in pratica, su una percentuale di incremento della tassazione di almeno il 10 per cento. La giustificazione del regime fiscale di favore per le società cooperative consiste nelle finalità mutualistiche e nelle limitazioni di carattere patrimoniale. In sostanza, se da un lato gli utili accantonati a riserva dalla coop possono essere sottratti parzialmente dalla imposizione diretta, i soci non potranno mai disporre personalmente di queste risorse. L’attuale regime in materia di imposte dirette (articolo 1, comma 460 e seguenti della legge 311/2004) prevede che gli utili accantonati a riserva indivisibile sono imponibili soltanto nella misura del 30 per cento. Questa percentuale è ridotta al 20% per le coop agricole ed è stata elevata al 55% per le cooperative di consumo. Mentre le cooperative sociali che rispettano i requisiti previsti dalla legge 381/1991, se accantonano l’utile a riserva usufruiscono della esenzione totale.
Con le modifiche annunciate dal Governo, è probabile, per esempio, che gli utili accantonati a riserva siano tassati al 40% per le cooperative in genere, al 30% per le agricole e al 65% per quelle di consumo. Come regola generale, poi, sono tassati per intero i costi non deducibili ma non per le cooperative agricole e per quelle sociali che siano anche di lavoro. Per le cooperative di lavoro che rispettano i parametri dell’articolo 11 del Dpr 601/1973 l’Irap è deducibile dal reddito imponibile. Per le banche di credito cooperativo – a tutela delle quali ieri è intervenuta anche la Banca d’Italia – c’è l’obbligo di destinare almeno il 70% degli utili netti annuali a riserva legale. La base imponibile fiscale è pari al 27% per effetto della deduzione fiscale del 3% dell’utile destinato ai fondi mutualistici. Se la manovra fiscale del Governo eleverà la percentuale dell’utile tassabile, si ridurrà l’importo della riserva accantonabile e quindi non saranno penalizzati i soci ma il patrimonio netto della banca cooperativa.